venerdì 30 novembre 2007

elogio della dinamicità

[giovedì 29/11 ore 16.15]

la chimica annoia i non addetti ai lavori, ma apre la mente di chi si addentra nei suo meandri.
quindi torno a tediarvi ancora una volta.

ho già detto di come spesso non ci si renda conto di chi è davvero più importante.

vorrei però sottolineare anche l'importanza mediatica che viene data alle cose. spesso si sente dire che dallo studio del DNA verrà fuori la soluzione a grandi malattie. vero, verissimo, ma...

il DNA in fondo è lì, fermo nel nucleo, circondato da proteine e membrane che lo proteggono, come un'ape regina nell'esagono più remoto dell'alveare. se tra le api, o tra gli organuli cellulari ci fosse un Beppe Grillo starebbe già urlando contro i privilegi della casta.
il lavoro sporco lo fa l'RNA, lui che poverino ha un ossidrile in più (scusate, una molecola d'acqua) nella struttura e quindi non è così elegante da disporsi da dopia elica e farsi rimirare dagli studiosi di mezzo mondo.
no, l'RNA, ahimè, ha migliaia di molecole intorno che non vedono l'ora di attacarlo, di entrare in contatto con lui per cambiare a loro volta. non ha nessun superavvolgimento che lo difenda, eh no! attaccato da tutti lati, deve muoversi su e giù dal nucleo ai ribosomi e ritorno per sintetizzare proteine tutto il giorno.
se non fosse così duttile, così pronto a cambiare, ad interagire con gli altri non servirebbe quasi a niente, se ne starebbe sul suo trono di cristallo scintillante come il suo cugino con un'ossidrile in meno.
e allora proprio dalla debolezza nasce la vitalità umana, dalle modifiche continue e dal non star mai fermi parte la spinta all'evoluzione, sempre per parare il culo a chi invece è tranquillo e beato a dormire tra due cuscini anche fino a mezzogiorno.
fossero tutti come il DNA, fermi immobili nelle loro teche di cristallo, superprotetti e coccolati come dei bamboccioni il nostro corpo proprio non funzionerebbe

[thanks to Cuscuta. sei l'unica che mi capisce su questo blog!]

politically correct

[lunedì 26/11 ore 23.30]

mi permettete una volgarità gratuita?
i Savoia sono proprio dei gran figli di troia!

sabato 24 novembre 2007

addio e grazie per tutto il pesce?

le domande che ti sconvolgono l'esistenza.
un'amica, quasi a tradimento, qualche tempo fa mi ha chiesto: "ma se si torna a votare che facciamo? li votiamo di nuovo, come a dire complimenti per l'impegno, andrà meglio la prossima volta?"

e in effetti, è quello che mi sono chiesto da quel giorno davanti ad ogni telegiornale, ogni giornale, ogni notizia, ogni conversazione...

vengo da una famiglia di sinistra. un nonno partigiano, che quando il prete impegnato a benedire la casa strategicamente sotto elezioni tirava fuori il "santino" del candidato da votare da sotto la tonaca rispondeva "ca lasa mac sté, priur, ca mi sei co vutè!". i genitori da sempre impegnati nella politica locale, quella concreta, fatta di serate ad appiccicare manifesti e imbustare volantini, di associazioni e comitati. mai con una tessera in tasca, solo per fare qualcosa per migliorare la vita di chi ci sta intorno.

da sempre credo che sia necessaria una redistribuzione della ricchezza e uguali possibilità per tutti coloro che vengono al mondo. credo nella necessità di rilanciare l'economia ma in maniera sostenibile dal nostro pianeta, e nella indiscutibile necessità della pace.

l'ho votato questo governo, eccome, perché credevo che davvero potesse fare qualcosa. il ritiro dei soldati dall'Iraq e dall'Afghanistan, la commissione d'inchiesta sul G8 a Genova, leggi sulla fecondazione assistita e sulle coppie di fatto, fondi alla ricerca, ai giovani, alle famiglie in difficoltà, il blocco di scempi come MOSE e ponte sullo Stretto di Messina, lotta al precariato e in difesa dell'ambiente, un rilancio dell'economia che partisse dalla difesa del potere d'acquisto.
e invece lo ritrovo sotto scacco di Dini e di tutta un'altra serie di finti cattolici, con risorse coinvogliate alle imprese, nessun investimento per noi giovani e pure Mastella ministro della giustizia...

se in primavera si va a votare che faccio? mi riaffido a chi non ha fatto niente per me, per l'Italia, per il mondo?

venerdì 23 novembre 2007

studiando biochimica

la vita mi ha sempre affascinato. questo concetto astratto che nessuno ha ancora ben capito se sia casuale o meno, che ci sostiene tutti, ci mantiene e ci rafforza.

qualche milione di anni fa una scarica elettrica, un fulmine insomma, fa unire due atomi di carbonio, tre di idrogeno, due di ossigeno e uno di azoto in una maniera inprevedibile. nasce la glicina, il più semplice degli amminoacidi. da lì in poi la catena non si ferma più.
tutto è conosciuto, lineare, sensato, funziona insomma. ma il motivo che ha portato tutti quegli atomi ad unirsi proprio in quel modo, a specializzarsi, a dividersi i compiti per dar vita a qualcosa di superiore proprio ci manca. la casualità, Dio (o come cazzo lo vogliate chiamare), l'inevitabilità, forse un aiuto esterno, fatto sta che oggi viviamo.

e studiare come facciamo a vivere è guardare dentro di noi, vedere come siamo così complicati ma in fondo così semplici e banali. è scoprire che, checché se ne dica, è il fosforo che ci tiene in vita, che non fa bene solo al cervello ma a tutto il corpo. è sapere che le tanto pubblicizzate vitamine ce le costruiamo da soli, ed è inutile comprarsele da ingoiare. è pensare che tutto ciò che buttiamo nell'aria, nell'acqua, nella terra, i rifiuti di questa nostra società, ci possono far male, ma noi siamo in grado di difenderci benissimo. è il lavoro di migliaia di persone che da migliaia di anni cercano di capire questa macchina perfetta e delicata che è il corpo umano. persone a cui se va bene viene intitolato un legame, o un intermedio di reazione. se gli va male, come alla maggior parte, solo una citazione nelle note in fondo al libro che nessuno legge.

la solidità proteine, la duttilità dei carboidrati, la tanto vituperata capacità di immagazzinare dei lipidi, la fondamentale stabilità degli acidi nucleici. e poi enzimi, vitamine, metalli essenziali che neanche ti immagini (il manganese chi lo considera mai?)

morale? la citrullina è, in assoluto, il mio amminoacido preferito

giovedì 22 novembre 2007

museo nazionale del cinema

[domenica 11/11 ore 12.30]

nell'800 la comunità ebraica di Torino credeva di aver bisogno di una nuova sinagoga e credeva di avere abbastanza soldi da crearla unica, inarrivabile, avanguardistica, particolare. l'architetto Antonelli propose qualcosa di mai visto all'ombra delle Alpi.
si faticò a costruirla, e quando fu pronta già la comunità ebraica a Torino non esisteva quasi più. così per tanti anni non si è saputo che farne di quell'edificio così strano e così poco funzionale, la Mole.

poi un lampo di genio. a Torino è nato il cinema italiano, la Mole è inutilizzata, facciamoci il museo del cinema!

con anni di ritardo, per rispettare una vecchia di promessa, ci sono stato questo sabato sera.
è un'emozione unica. per i torinesi, che possono entrare dentro la pancia di quel grattacielo tutto strano che domina la loro vista quotidiana. per i non torinesi, che si trovano davanti ad un monumento unico. l'allestimento è veramente di alto livello, un po' malinconico e un po' onirico. celebra la settima arte con semplicità, puntando alle emozioni che dà e ai ricordi che riporta a galla, ne evidenzia gli inizi così pioneristici, i grandi interpreti, le storie più famose.

all'interno della Mole un ascensore porta su su fino ai piani alti (quelli di Dopo mezzanotte, tanto per capirci). ma fino alla laurea non mi è permesso salirci...

venerdì 2 novembre 2007

gli anni passano le amicizie finiscono

nei mesi lisboeti ho conosciuto un sacco di persone (di alcune potete leggere qui), alcune sono diventate amici e amiche, forse per lungo tempo. altri, invece, sono già nel dimenticatoio dei compagni di strada, quelli buoni per scroccarci un divano in un viaggio o per un aneddoto simpatico in una cena.

ma ne ho anche persi, di amici, in una bilancia che un po' dà e un po' toglie.
alcuni li ho persi per pigrizia, perché tenere i contatti con tutti non è facile, e se capita di vedersi una volta all'anno che amicizia è?
di quelli con cui sono cresciuto una parte li ho persi perché si cambia, si cambia tanto, e lunghe ore a parlare di niente, di banalità, di frivolezze per nascondere l'imbarazzo di constatare che non si ha più niente in comune è semplicemente accanimento terapeutico.
altri ancora sono "solo" rapporti da rifondare su nuove basi, su nuovi spazi, nuove abitudini. è un lavoro quotidiano che richiede tempo e pazienza. il primo lo si trova, la seconda non fa proprio parte di me.

due amiche le ho invece proprio perse per sempre.
una non crede in me e pensa di me cose che mai mi direbbe in faccia.
l'altra mi ha dimostrato nei fatti che della mia amicizia non le importa più.

sapete qual'è la cosa strana? che non me ne importa niente, anzi, che sono contento di aver perso per strada due persone che non facevano per me...