domenica 28 ottobre 2007

quattro matrimoni e un funerale

c'è una parte della mia famiglia, quella paterna, che ho avuto occasione di incontrare, negli ultimi dieci anni, solo cinque volte. quattro matrimoni, appunto, e ahimè, un funerale.

non sto parlando di persone che abitano a migliaia di chilometri di distanza, ma giusto nel paese vicino, e non di cugini alla lontana, ma di zii e di cugini primi.

potrei stare ore a parlare di questi illustri sconosciuti a cui dovrei volere anche del bene e che sarebbero ciò che di più caro ho al mondo. ma anche liquidare tutto con un semplice e caustico "conosco meglio il mio cane che mia zia Anna Rita".

al penultimo matrimonio (un paio di anni fa) il simpatico siparietto era andato circa così.

(pappagheno, nel cortile della casa della sposa, cerca di svegliarsi con un caffè e due chiacchere sul tempo con una cugina)

anna rita ciao Ilenia, quanto tempo...
ilenia ciao zia
pappagheno ciao
anna rita ciao
pappagheno ...
anna rita noi credo non ci conosciamo. piacere, anna rita
pappagheno ...
ilenia ...
anna rita ....
ilenia zia, è Andrea.
anna rita eh, scusa, ma non me l'avevi mai presentato il tuo moroso...
pappagheno zia, sono Andrea.
anna rita ma, adesso, non allarghiamoci troppo. zia mi sembra eccessivo!

sabato 27 ottobre 2007

una serata diversa #4

sono ora come sono sempre stato
un bambino in piedi in mezzo al prato
in mezzo all'erba verde più alta di me
sono ora come sono sempre stato

Torino, Hiroshima mon amour, ore 22.30
la notte della Tempesta

ovvero: punk is not dead

ad aprire la notte della Tempesta in uno scantinato poco più grande di camera mia ci sono I Melt, che si presentano come vicentini, e l'essere di Vicenza è l'unica cosa che mi ricorderò della loro esibizione. buon rock 'n' roll vecchia maniera ben suonato, un batterista puzzolente in cannottiera, canzoni orecchiabili e presto dimenticabili. tutto già sentito, ma fa piacere riascoltarlo ogni tanto.

ci si sposta davanti al palco, quello vero, per quella vecchia gloria di Giorgio Canali e i suoi Rossofuoco. insieme alla chitarra dei CCCP/CSI/PGR, impareggiabile, mai domo, incazzato e tenero nonostante l'età, si fionda dallo stanzino il chitarrista dei Melt, e si aggiungono una bassista e un batterista a dir poco disumano. in pochi minuti perde quattro bacchette che gli sfuggono e volano verso il pubblico. un crescendo di rabbia, chitarre distorte, tamburi battuti e urla.

ancora nel sottoscala per il Teatro degli orrori. la calca è impressionante, resisto solo un paio di canzoni di un hardcore da rockstar di provincia, chitarre alla massima potenza e un basso frenetico.

poi sul palco principale salgono loro, i Tre allegri ragazzi morti che da Pordenone girano l'Italia per cantare, ballare e suonare l'incredibile spectaculo de la vida, l'incredibile spectaculo de la muerte. solo un'ora per convincere che sono tornati come un volta, che la musica ha vinto sulle derive da teatrino naif e gli atteggiamenti da fumettista calato a fatica nella realtà. pochi pezzi ma decisi, poche parole non inutili ma sentite, forse una tecnica migliore e l'immancabile finale a ricordare ancora una volta, se ce ne fosse davvero bisogno, che
la vita lontana da ogni cliché cercala è dentro di te

giovedì 25 ottobre 2007

una Toyota Corolla nella notte

[scusatemi il tono polemico, l'antiamericanismo e l'eterno vittimismo. sono parte di me, di noi]

ci sono giorni in cui ti fa schifo questo mondo. sono quei giorni in cui leggi delle cose, o vedi al telegiornale dei servizi, o ancora senti dei discorsi che proprio non ti vanno giù. cose che mai avresti pensato che sarebbero potute succedere, che qualcuno avrebbe potuto realmente credere, che potessero davvero esistere.

sono quei giorni, e ce ne sono tanti, in cui ti senti impotente. non perché sei solo un uomo, per le mille paranoie filosofiche che la nostra intelligenza superiore al mondo che ci circonda ci crea. non perché va tutto male, la ragazza ti ha lasciato, non hai passato un esame, hai avuto un incidente in macchina o ti è finito il cellulare nel water. ti senti impotente perché hai capito che in fondo, sei nato nella parte sbagliata del mondo. e quindi non sarai mai come quelli là, quelli nati al di là dell'Atlantico.

un uomo ha sparato centinaia di proiettili contro un'auto in corsa, uccidendo un uomo e ferendo un uomo e una donna. ma lui ci è nato, dall'altra parte dell'Atlantico, è di quelli fortunati. può uccidere qualcuno e non ne pagherà mai le conseguenze. avrà la sua vita, magari tormentata dai sensi di colpa, ma la vivrà fuori da una galera e con una fedina penale pulita. se gli va bene, magari con una medaglia all'onore appuntata sul petto. tanto quell'uomo, la sua vedova e gli orfani erano nati dalla parte sbagliata, al di là dell'oceano.

mercoledì 24 ottobre 2007

la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita

aveva ragione, come in tante altre cose, la mamma di Forrest Gump.

ero finito nel limbo dei blogger: nessuna idea per il prossimo post, niente di cui voler parlare, nessuna osservazione intelligente, niente da raccontare, nessuna nuova citazione.

poi il lampo: Somos la revolucion ha cambiato nome.
e così capisco perché il Cutre si chiama Cutre.
cutre a Torino significa alcool a poco prezzo, serate universitarie dove si trova davvero tutta la Torino studentesca con pochi soldi e molta sete. significa volgarità e pessimi cocktail in locali vuoti tutto il resto della settimana. significa ciucche epocali e fortuiti incontri.

in spagnolo cutre vuol dire avaro. e questo spiega tutto, davvero tutto.

domenica 21 ottobre 2007

Parigi/Torino: trova le differenze

la Reggia di Venaria Reale è la risposta sabauda a Versailles. sfarzo da provinciali, grandi giardini rifatti a seconda del gusto importato, enormi corti ad imitare gli splendori d'oltralpe.
poi il declino, lo spostamento della capitale prima a Firenze poi a Roma, i provinciali che diventano re del paese più bello d'Europa. la splendida reggia diventa una caserma e i militari rovinano tutto come sempre.

poi arriva l'UNESCO, che assegna alle reggie sabaude del Piemonte il titolo di Patrimonio Mondiale dell'umanità.

e così arrivano soldi come piovesse, dall'Unione Europea, dal governo, dalla Regione ecc.
ma sembra non bastino mai, così vengono aperti a pagamento i giardini, poi la reggia prima della fine dei lavori.

la Versailles italiana è molto diversa da quella francese.
ci si arriva con un autobus dal centro che costa 5.00€ per una mezz'ora di strada scarsa. il parcheggio è di terra battuta polverosa. nei corridoi puoi incontrare un ponte per inbiancare i soffitti. non capisci di che colore sarà l'esterno una volta finiti i lavori (intonacheranno tutto di bianco o lasceranno lo splendido mattone a vista?). i giardini non sono gratuiti, né tanto meno inclusi nel biglietto d'ingresso. nessun ambiente ricostruito magari un po' artificialmente, ma tanti quadri che arrivano dagli altri castelli del torinese. un giardino immenso finito a metà, con gli alberi ripiantati che non sembrano neanche lontanamente ad un viale.

un monumento incredibile per storia, bellezza, fascino, rimembranze. trattano male, decisamente male.

sabato 20 ottobre 2007

il saggio disse #4

nessuna legge ecclesiastica abbia mai vigore senza l'espressa sanzione del governo. è in questo modo che Atene e Roma non ebbero mai lotte religiose, le quali sono il retaggio delle nazioni barbare o divenute tali.
solo il magistrato abbia la facoltà di permettere o di proibire il lavoro nei giorni festivi, in quanto non spetta ai preti vietare agli uomini di coltivare i loro campi.
tutto ciò che riguarda i matrimoni dipenda unicamente dal magistrato, e i preti si limitino all'augusto ufficio di benedirli.
il prestito ad interesse sia di esclusiva competenza della legge civile, perché essa sola presiede al commercio.
tutti gli ecclesiastici siano sottomessi in ogni caso al potere civile, in quanto sudditi dello Stato.
non si verifichi mai la vergognosa ridicolaggine di pagare ad un prete straniero la prima annata della rendita di un terreno che dei cittadini hanno dato a un prete concittadino.
nessun prete possa mai privare un cittadino della minima prerogativa, col pretesto che quel cittadino è peccatore, poiché il prete, a sua volta peccatore, deve pregare per i peccatori e non giudicarli.
i magistrati, i contadini e i preti paghino egualmente le pubbliche imposte, perché tutti appartengono ugualmente allo Stato.
vi siano un unico sistema di pesi e di misure e un solo diritto consuetudinario.
le pene dei criminali sono utili. un uomo impiccato non serve a nulla, mentre un uomo condannato ai lavori pubblici è ancora utile alla patria e rappresenta una lezione vivente.
ogni legge sia chiara, uniforme e precisa: interpretarla equivale quasi sempre a corromperla.
nulla sia motivo d'infamia all'infuori del vizio.
le imposte siano sempre proporzionali.
la legge non sia mai in contraddizione con la consuetudine: infatti, se la consuetudine è buona, la legge non vale niente.

(Voltaire, Dizionario filofosico, alla voce Leggi civili ed ecclesiastiche)

mercoledì 17 ottobre 2007

sozinho na noite
um barco ruma
para onde vai?
uma luz no escuro
brilha a direito
ofusca as demais.

e mais que uma onda,
mais que uma maré
tentaram prendê-lo
impor-lhe uma fé

mas, vogando à vontade,
rompendo a saudade,
vai quem já nada teme,
vai o homem do leme...

e uma vontade de rir
nasce do fundo do ser.
e uma vontade de ir,
correr o mundo e partir,
a vida é sempre a perder...

no fundo do mar
jazem os outros,
os que lá ficaram.
em dias cinzentos
descanso eterno
lá encontraram.

e mais que uma onda,
mais que uma maré
tentaram prendê-lo,
impor-lhe uma fé.

mas, vogando à vontade,
rompendo a saudade,
vai quem já nada teme,
vai o homem do leme...

e uma vontade de rir
nasce do fundo do ser.
e uma vontade de ir,
correr o mundo e partir,
a vida é sempre a perder...

no fundo horizonte
sopra o murmúrio
para onde vai?
no fundo do tempo
foge o futuro,
é tarde demais.

e uma vontade de rir
nasce do fundo do ser.
e uma vontade de ir,
correr o mundo e partir,
a vida é sempre a perder...

(Xutos e Pontapés)

lunedì 15 ottobre 2007

walker sei tutti noi

ovvero: del perché non vado a votare alle primarie

[queste righe sono state scritte domenica mattina. ho sbagliato, o così pare]

sono un giovane elettore, attento alla politica nazionale ed internazionale, di sinistra e con ambizioni intellettuali. ho sempre votato DS nella speranza che si trasformasse in quel grande partito socialdemocratico che da sempre manca all'Italia.

penso di essere nella media dei giovani studenti della mia età, con grandi aspettative e desiderosi di risposte da chi ci governa. risposte che non arrivano o che sono sbagliate. c'è bisogno di più sinistra per cambiare le cose e il più grande partito della sinistra che fa? gira al centro e si fonde con i leccaculo del papa e i transfughi di migliaia di campagne sbagliate.

delusi come me sono in tanti, giovani soprattutto che vorrebbero veder cambiare davvero le cose, lavoratori precari, gente già di una certa età che pur non essendo comunista era entrato nel partito di Berlinguer e Occhetto, credendoci davvero che era possibile non morire democristiani.

anche per loro oggi non vado a spendere il mio euro per il Partito Democristiano.
e siamo in tanti, credo...

giovedì 11 ottobre 2007

socializzare con i vicini di casa

la vita è fatta di prime volte. il gusto della vita è proprio in quello, nella scoperta e nella novità, nell'inaspettato e nell'aborrire la routine.

di alcune prime volte, a posteriori, se ne farebbe volentieri a meno. il primo schiaffo, il primo quattro di latino, il primo incidente in macchina. la mia ultima prima volta da non rivivere se non nei peggiori incubi è la prima assemblea condominiale.

un'assemblea condominiale è un momento in cui ognuno tira fuori i suoi peggiori istinti repressi e indesiderati. dove si insulta il dirimpettaio per il solo gusto di farlo, dove ci si può rinfaccare a vita screzi, gatti e lavori non voluti.
così mi ritrovo a votare dietro alla maggioranza, ad usare l'ironia per cattiveria e a stare zitto ore cercando di immaginare la biancheria intima dei partecipanti. così, per ingannare il tempo.
vedo persone che sembrano passare la vita a preparare la litigata semestrale, che non avranno nient'altro da fare che controllare quanta acqua condominiale usa il povero arabo che cuce tappeti a mano nel magazzino al pian terreno, che si puliscono l'ascensore solo per umiliare la settantenne calabra che abita sul mio pianerottolo, che insultano la peruviana che parcheggia di notte una seicento vecchia di quindic'anni in cortile perché intralcia loro il percorso verso il bidone dell'immondizia.

prima di andare a dormire col mal di testa riascolto una canzone della Bandabardò che capisco come non mai:
penso a meno stress e più farfalle, meno chiacchere alle spalle

lunedì 8 ottobre 2007

tutti i diritti x tutti

duecentomila persone sono tante, tantissime. da contare una per una, da spostare da un capo all'altro dell'Italia. duecentomila vite che si incrociano per qualche ora, sui venticinque chilometri che dividono Perugia da Assisi. sono tantissime anime, pensieri, colori diversi. sono credi e impostazioni differenti. sono sguardi, sorrisi, discorsi a metà, canzoni e scritte. sono un enorme arcobaleno per un ideale incredibile, importantissimo. sono un abbraccio collettivo ricco di significati

duecentomila persone sono pochissime. se sono solo queste rimaste a credere nella pace in questo paese.

venerdì 5 ottobre 2007

salite, c'è spazio per tutti

Prodi è venuto ad inaugurarci la metro, Porta Nuova non è mai stata così pulita e sicura, per due giorni si viaggerà pure gratis.

il premier fa miracoli, magari si crede come il suo predecessore...

martedì 2 ottobre 2007

l'anima dell'uomo sotto il socialismo

Oscar Wilde è uno scrittore illeggibile.

scrive per citazioni, e mette in bocca ai suoi personaggi ogni sorta di frase che possa essere riutilizzata in una conversazione brillante. quante volte ci è capitato di sentir dire "come diceva Oscar Wilde ..." a proposito di relazioni, arte, bellezza, letteratura, bevande, sport e quant'altro?

il lettore medio (io mi pongo in primissima fila) lo conosce però come scrittore brillante, dandy, amante del bello e dell'arte. senza aver mai letto nulla.

mi è capitato di cercare in casa qualcosa da leggere per trascorrere qualche ora di svago, e di trovare in uno scaffale, dimenticato tra i romanzi di Hemingway e le opere di Camus, tra le opere del Marchese de Sade ed Il giuoco delle perle di vetro, un'opera omnia di Wilde. e l'ho letta, per curiosità e per capire se ne valesse davvero la pena.

se il lettore medio (io non ci sono più) sapesse che era socialista, proto-comunista e anche ammiratore della figura di Gesù Cristo, forse molti cambierebbero un po' idea. già era gay, spendaccione e arrogante. ci mancava solo che fosse pure nero!