sabato 20 ottobre 2007

il saggio disse #4

nessuna legge ecclesiastica abbia mai vigore senza l'espressa sanzione del governo. è in questo modo che Atene e Roma non ebbero mai lotte religiose, le quali sono il retaggio delle nazioni barbare o divenute tali.
solo il magistrato abbia la facoltà di permettere o di proibire il lavoro nei giorni festivi, in quanto non spetta ai preti vietare agli uomini di coltivare i loro campi.
tutto ciò che riguarda i matrimoni dipenda unicamente dal magistrato, e i preti si limitino all'augusto ufficio di benedirli.
il prestito ad interesse sia di esclusiva competenza della legge civile, perché essa sola presiede al commercio.
tutti gli ecclesiastici siano sottomessi in ogni caso al potere civile, in quanto sudditi dello Stato.
non si verifichi mai la vergognosa ridicolaggine di pagare ad un prete straniero la prima annata della rendita di un terreno che dei cittadini hanno dato a un prete concittadino.
nessun prete possa mai privare un cittadino della minima prerogativa, col pretesto che quel cittadino è peccatore, poiché il prete, a sua volta peccatore, deve pregare per i peccatori e non giudicarli.
i magistrati, i contadini e i preti paghino egualmente le pubbliche imposte, perché tutti appartengono ugualmente allo Stato.
vi siano un unico sistema di pesi e di misure e un solo diritto consuetudinario.
le pene dei criminali sono utili. un uomo impiccato non serve a nulla, mentre un uomo condannato ai lavori pubblici è ancora utile alla patria e rappresenta una lezione vivente.
ogni legge sia chiara, uniforme e precisa: interpretarla equivale quasi sempre a corromperla.
nulla sia motivo d'infamia all'infuori del vizio.
le imposte siano sempre proporzionali.
la legge non sia mai in contraddizione con la consuetudine: infatti, se la consuetudine è buona, la legge non vale niente.

(Voltaire, Dizionario filofosico, alla voce Leggi civili ed ecclesiastiche)

1 commento:

Antao Sacarolhas ha detto...

Peccato che nessuno lo stia ascoltando...
Soprattutto in Italia...